Le Pescherie di Giulio Romano saranno il simbolo di questa edizione de Le Vie dei Tesori, che ritornano alla vita dopo il lungo restauro. E’ di certo questo il luogo più atteso di questa edizione del festival che ritorna a Mantova per il terzo anno consecutivo, sempre in collaborazione con la Fidam, la Federazione italiana Amici dei musei, sotto il patrocinio del Comune; il mainsponsor è UniCredit; partner, l’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani, in sinergia con gli enti, Comune, Università, Diocesi, Soprintendenza-Demanio, e la Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano.
Il 24 e 25 ottobre e 31 ottobre e 1 novembre, sempre sabato e domenica, apriranno le porte 4 luoghi restituiti. Un’edizione-gioiello, piccola ma altamente simbolica, dedicata soprattutto ai mantovani che si riapproprieranno di un loro bene: dopo tre anni di restauri, vengono restituite per la prima volta alla città le antiche pescherie di Giulio Romano, “prefetto delle fabbriche gonzaghesche e Superiore delle strade” ai tempi di Federico II Gonzaga, che, tra il 1536 e il 1546 le realizzò sui due lati del ponte medievale di San Domenico sopra il Rio.
Le Pescherie sono costituite da due loggiati che si fronteggiano e sono il simbolo dello stretto rapporto della città con l’acqua. Giulio Romano decise, infatti, di spostare le pescherie da una zona poco salubre a questo “ponte abitato” nel cuore della città da cui si godono una vista e un paesaggio eccezionali. Fino a trent’anni fa erano ancora fruibili, poi più nulla: oggi rinascono grazie al restauro della Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano, tramite Art Bonus e all’intervento di privati. Il restauro non è stato ancora completato del tutto, ma permetterà già un primo approccio della struttura e della discesa interna fino alla riva del Rio.
E con le Pescherie saranno disponibili per le visite, altri tre siti, ognuno con una storia da raccontare: le antiche chiese medievali di Sant’Egidio Abate e di Santa Maria della Carità, unite idealmente da due inaspettate facciate barocche e da una evoluzione storica parallela lunga dieci secoli, oltre ad essere uno scrigno di tesori; poi si potrà salire sulla Torre degli Zuccaro, alta oltre 42 metri, la più antica della città, da dove si ottiene una vista fantastica.
Quest’anno, a causa delle misure di prevenzione del Covid, i turni di visita sono contingentati è quindi necessario prenotare la partecipazione on line su www.leviedeitesori.com Per le chiese di Sant’Egidio Abate e di Santa Maria della Carità la prenotazione è comunque consigliata, ma non strettamente obbligatoria.
Le Vie dei Tesori, il festival che da quattordici anni apre e racconta luoghi in Sicilia, e che due anni fa è sbarcato anche a Milano, Mantova e in Valtellina, è dunque pronto a riaprire le porte. In Sicilia è già in corso da metà settembre, in quindici città. La prima tranche di 80 luoghi a Caltanissetta, Messina, Bagheria, Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Sambuca, Naro, ha messo insieme 24 mila visitatori. La seconda tranche è in corso: appena terminata a Ragusa, Scicli, Noto e Sciacca – altri 15 mila visitatori –, continua invece a Catania, Monreale e soprattutto Palermo, la città dove il festival è nato quattordici anni fa e dove ormai è diventato un appuntamento fisso che i cittadini aspettano, i turisti (quest’anno ovviamente molto pochi) programmano. Ma nei primi tre weekend di ottobre, Palermo ha già contato oltre 40 mila visitatori. E si continua fino all’8 novembre.